Laboratorio di scrittura a partire da sé

Omaggio a Giulio Angioni (1) – 9.2.2017

Collana  Scritti di getto

A partire dalle letture fatte, accogli immagini, emozioni e suggestioni,  lascia che interagiscano con  pensieri e interrogativi e conservane liberamente memoria in pochi righi. (5 min.)

R. C.

È piacevole l’introspezione. Quella altrui, voglio dire. È piacevole perché ti fa affacciare ad un mondo, ad un universo, che non conosci, e che per questo ti affascina: sembra quasi che sia in grado, quell’introspezione, di permetterti di fare a meno di quell’altra, quella di quando guardi dentro te stesso, che è invece così scomoda, così faticosa. Faticosa nel procedere e faticosa anche negli esiti, quando li raggiungi, perché spesso ti fa trovare  cose che ti dici che avresti preferito non trovare. Anche se sai perfettamente che non è vero.

P. D.

Ho sentito una forte emozione, nella lettura, un sentimento di condivisione con un’umanità dolorante, soffocata dalla guerra e dalla fame imposte ai sardi, per l’occasione, dai Pisani.

La lingua, con il suo ritmo, rivela le poche essenziali verità che il giovane garzone del vinaio di Seui ha capito molto bene: la diffidenza, l’ascolto muto,  l’osservazione della natura e dell’agire umano, l’arte di usare tutti i pochi mezzi disponibili per sopravvivere.

R. D.

Una pagina violenta, potente, che mette in primo piano istinti e strategie di sopravvivenza, ma anche ricerca di fratellanza. E lascia aperti, a chi non conosce il libro, molti interrogativi.

Se anche non si fosse fatto riferimento al 1258, la forza delle sensazioni ( paura, diffidenza, desiderio di appoggio..) ci avrebbe fatto evocare un mondo primordiale in cui i sensi (orecchi, cuore) sono contemporaneamente accesi e placati per consentire la sopravvivenza.

C. P.

Il dialogo, pur storicamente inquadrato, sembra surreale: si svolge tra  il garzone del vinaio, sicuramente sardo ( ma sarà proprio  così?) e un morto. Un morto che parla? Sì, un morto che fa paura più che se fosse vivo.

Ma se è vivo e fa il morto perché anche lui ha paura? Sarà sardo anche lui come il garzone o è il nemico invasore?

Il dialogo va avanti in una serie di nonsense che sottolineano l’assurdità della loro condizione

L’immagine dei cadaveri catapultati da un campo nemico all’altro fa crescere l’angoscia.

Da questa situazione sento forte scaturire un senso di ribellione contro l’assurdità della guerra.

M. E. G.

Tormenti e sentimenti

Paura di essere ucciso
Diffidenza nei confronti di chi sta sdraiato al suo fianco perché potrebbe essere un nemico
Attaccamento alla vita
Istinto di sopravvivenza che porta quasi a non respirare
Egocentrismo, pensa a salvarsi, ogni senso è teso a percepire ciò che succede,  ad evitare la possibilità di morire
Capacità di apprezzare quanto lo circonda, il cielo stellato di luglio quasi fosse l’ultima volta che lo possa vedere

R. S.

C’è una formella, nella cripta de Sa Seu, che rappresenta Santa Gilla, di un bianco latteo sullo sfondo azzurro.
L’azzurro è quello della laguna che circonda la città in alto, arroccata sulle sue rocce dorate.
Un vivo finto morto si nasconde in mezzo ad altri corpi. I poveri morti di lebbra o di fame per l’assedio, usati come proiettili, precipitano verso l’acqua salata appena agitata dal maestrale.

G. L.

Ci si difende in tutti i modi quando la morte ti rincorre, quando la battaglia, la guerra, i massacri infuriano e ti perseguitano.
Dopo mesi e mesi quando tutto il nostro mondo è disfatto…ti pieghi a quello che c’è al momento proprio perché vuoi salvarti e non vuoi spezzarti.
Ti nascondi fra i cadaveri, fingi di essere morto per non essere ucciso…fingi di essere morto, ragioni come un morto, stai zitto e neanche sussurri…respiri poco e con una narice…non ti devono scoprire.
E allora ti fai giunco quando arriva la piena…ti pieghi ma non ti spezzi…se puoi. ‘

M. T. A.

Ascoltando “Sulla faccia della terra”  di Giulio Angioni

In tutte le guerre

Ohiohi la guerra. Ma se ti trovi dentro, odiala con chiarezza.

Sai gli animaletti che in pericolo si accasciano, si danno per morti, spariscono nel resto delle cose?

Fingersi morti per sopravvivere.

Dimenticare per riuscire a vivere.

E quando tra i  morti trovi uno come te che ha solo finto di morire, guardi di nuovo il cielo e vedi che le stelle continuano a brillare.

Certe cose riesci a vivere solo se le dimentichi. Altre riesci a vivere solo se le ricordi.