Laboratorio di scrittura a partire da sé

Omaggio a Marguerite Duras – 8 e 21 maggio 2014

Collana Scritti Meditati – Riscritture


Traccia

 Abbiamo letto nel corso del laboratorio una serie di brani  tratti  da “L’amante” di Marguerite Duras; ciascuna/o – a partire da sé e dalle proprie suggestioni e riflessioni – è invitato/a immaginare una o più ipotesi di riscrittura di una parte dei testi letti. Si tratta cioè di impegnarsi all’interno del gruppo – a progettare il che cosa e come riscrivere, definendo voce/voci narranti, punto/punti di vista, scopo e destinazione anche divergenti dal testo originario.

Sarà poi ciascuna/o di noi che, se vorrà, farà una sua riscrittura individuale, a casa, attingendo liberamente e in modo personale all’elaborazione del gruppo.


M.F.

Mi chiamo MT ho quindici anni e mezzo, frequento la quinta ginnasio del liceo classico Siotto di Cagliari e studio la viola al conservatorio. Ho un fratello Enrico, e una sorella Martina, molto più grandi entrambi all’Università, hanno i loro amici e sono sempre molto impegnati lontani e a me irraggiungibili. Mio nonno materno vive in un paesino dell’interno, dopo la morte della nonna vive solo e si rifiuta di venire in città, preferisce a noi la sua grande casa di pietra fredda e lavorare nell’orto dietro casa, talvolta nel we andiamo a trovarlo, e in quei giorni se d’inverno accende il fuoco nel camino.  Per alcuni anni aveva cercato inutilmente di interessare Enrico alla coltivazione degli ortaggi. Martina si portava i suoi libri da studiare, io passavo ore nel cortile a giocare da sola con le formiche o seduta su una pietra al sole. Da qualche mese Enrico si trova a Varsavia per un master di matematica. Martina prepara la tesi di laurea. Da un anno ci siamo trasferiti qui da Genova dove abbiamo vissuto alcuni anni e da un anno ho cambiato anche scuola e amici. Mio padre sta fuori città per lavoro molti giorni la settimana e mia madre ha un’attività professionale che la impegna mattina e sera. Appena arrivati in città i miei genitori mi hanno regalato un nuovo PC  e in questo modo e con il mio super cellulare ho potuto mantenere i contatti con gli amici del vecchio gruppo, e conoscerne di nuovi. Vedo poco i miei genitori, spesso pranzo da sola, nel pomeriggio frequento le lezioni al conservatorio e durante l’anno scolastico esco la notte con gli amici nei we ma raramente mi è permesso in altre sere, da qualche mese ho smesso di frequentare pallavolo e scherma, finiti i compiti (o durante) preferisco, dentro la mia stanza dove nessuno mi disturba, passare il mio tempo al PC  dove trovo la risposta a tutte le mie domande, o quasi.

Al PC con gli amici posso parlare di tutto quello che mi passa per la mente, dei miei genitori che non mi capiscono e della mia infelicità, ma anche di quanto è noiosa la scuola, dei problemi con i compagni di classe o con gli insegnanti della musica preferita e dei fumetti, dei vestiti, scarpe e borse che mi piacciono. Due giorni fa dopo l’ultima litigata in casa con la mamma che isterica mi negava il permesso di passare il WE con amici in una casa in campagna, mi sono rifugiata in camera e mi sono inserita nel solito gruppo di Face book, ormai è un appuntamento importante, e verso mezzanotte mi ha risposto per la prima volta un adulto di 27 anni che si è informato di che scuola frequentavo (è stata anche la sua) e mi ha raccontato delle storielle divertenti. E’ stato molto simpatico, sapeva tante cose di me, come se mi conoscesse da sempre, certo si capiva che era un po’ filone. Dopo un poco mi ha chiesto il mio numero di telefono e di incontrarci, almeno virtualmente. Ci siamo scambiati  la nostra immagine con la CAM, mi ha detto che sembravo più grande e che ero molto carina. Mi ha detto di chiamarsi Marco e di occuparsi di informatica Da allora ci siamo già sentiti durante il giorno molte volte, forse lo incontrerò domani o dopo. Non sono tanto sicura di questa scelta, sono molto attratta ma qualcosa mi trattiene, non so cosa. Ne ho parlato con il gruppo e ci sono opinioni divergenti, Mara e Cristina mi invidiano e vorrebbero essere al mio posto mi danno consigli su cosa indossare, come truccarmi, la biancheria intima, Anna e Luigi lo trovano troppo avventuroso, ma secondo me mi invidiano un poco. Martina è tornata improvvisamente prima del solito ieri, entrata in camera mi ha sorpreso mentre con la CAM parlavo con Marco ed è rimasta a guardarmi da una parte in silenzio prima, poi davanti al mio imbarazzo e la mia costernazione si è seduta vicino a me e mi ha chiesto se volevo parlarne.


S. C.

Maria

Voce narrante Francesca, sorella maggiore di Maria, la giovane protagonista dei fatti.

Con mia sorella Maria c’era sempre stato un rapporto basato sulla più profonda fiducia e direi anche complicità, quella tipica tra sorelle adolescenti che hanno sempre qualcosa da nascondere ai genitori. A quel tempo lei aveva 15 anni e mezzo e frequentava il Liceo , io quasi cinque più di lei e mi ero appena iscritta all’Università. […]

Navigando su Facebook aveva accettato un “amicizia” che col tempo si era rivelata molto diversa dalle altre. Lusingata ed anche incuriosita aveva ceduto alle pressanti richieste  di un incontro. Era rimasta incantata dalle maniere del suo nuovo amico, non  proprio un coetaneo però, come ella aveva pensato, bensì una persona adulta. Turbata da quella inaspettata scoperta ed indecisa sul da farsi aveva pensato di confidarsi con le sue più intime compagne di classe, “chattando” su Facebook. Luisa, la sua compagna di banco, rimase entusiasta. “ Magari fosse capitato a me” disse “ A me capitano solo mocciosi ai quali mi sembra di dover fare da madre! Dai buttati e fammi sapere” . Gianna non fu meno diretta “ Cosa aspetti? “ le disse “ Un occasione così non capita tutti i giorni. E poi, perché vai a porti tanti problemi? Cosa pensi che possa succedere di tanto terribile. Coraggio non sei più una bambina. Faccio il tifo per te. Non deludermi”.

Gli incontri si erano fatti  sempre più frequenti e Stefano, così chiameremo quella persona, a mano a mano si era mostrato sempre più “esigente”, mentre  in Maria andava crescendo il turbamento.

La ascoltai in silenzio fino a che ebbe terminato il racconto. […] Cercai tutti gli argomenti che una persona adulta avrebbe potuto addurre per farla tornare alla realtà, giunsi perfino a minacciarla di raccontare tutto perché le impedissero di uscire di casa. Sembrò che le mie parole avessero raggiunto lo scopo … Il mio errore fu invece quello di non confidarmi con i nostri genitori, che rimasero all’oscuro di ciò che stava accadendo alla loro figlia finché fu troppo tardi per qualunque tipo di intervento.

Oggi, mentre la mia mente va frugando tra i ricordi, sono qui, accanto alla tomba di famiglia dove riposano i miei cari, papà, mamma ed una sorella che mai conobbe l’età matura, perché un tragico evento la strappò alla vita all’età di soli 17 anni …


M. T. L.

L’amante è un film del 1992 diretto da Jean-Jacques Annaud, tratto dal romanzo omonimo e semi-autobiografico di Marguerite Duras. La protagonista è interpretata da Jane March, 19 anni.

Del backstage del film non ci sono immagini, solo un audio che io posseggo e da cui registro il regista che dà a Jane March le istruzioni per la scena del traghetto e l’attrice.

J. J. Annaud: «Sei pronta Jane? So che conosci molto bene il copione, ma in questo caso le parole non servono. Devi parlare con tutto il corpo e soprattutto con gli occhi. Qui sei Marguerite, solo Marguerite. E hai 15 anni e ½. Ma tutti ti guardano: gli indigeni, da sempre ti guardano perché sei bianca. Lo capisci, vero? Loro ti vedono come europea, francese, di famiglia coloniale anche se povera. Ma da 3 anni ti guardano tutti: cosa vedono in te? Rispondimi.»

Jane March: «Mi guardano perché non sono più una bambina. Potrei illudermi, credere di essere bella, di appartenere alla categoria delle donne belle e ammirate, perché davvero tutti mi guardano. Ma io so che non si tratta di bellezza, ma di qualcos’altro, di qualcosa di diverso, che appartiene forse allo spirito. Sono come voglio apparire, anche bella se gli altri lo vogliono, o carina, … insomma posso diventare come gli altri vogliono che sia. E crederci. Anche credere che sono affascinante.»

J. J. Annaud: «Vedo che sai a memoria anche il libro! Ma ora concentrati sulla sceneggiatura. Sei affascinata dal fiume, dalla bellezza del Mekong. Ti giri lentamente e ti accorgi della limousine con autista e dell’elegante cinese che ti guarda. Non ci sono ancora, con loro gireremo tra due ore, ma tu devi “vedere e accogliere” quello sguardo perché questa è una scena importante. Ci sono dei primi e dei primissimi piani, e poi i dettagli che sai. »

Jane March: «Ho un vestito di seta naturale  (non le importa se era di sua madre) senza maniche, molto scollato. Mi sta bene. Un paio di scarpe di lamé dorato, con i tacchi alti. Quel giorno ho le trecce. Due lunghe trecce sul petto, … ma sono trecce di bambina. Sul traghetto, guardatemi, … Ho quindici anni e mezzo. Ho già cominciato a truccarmi. … Quel giorno ho anche il rossetto. Rosso scuro, rosso ciliegia. Quel giorno non sono le scarpe la nota insolita, inaudita.  In testa (ho) un cappello da uomo con la tesa piatta, un feltro morbido color rosa, con un largo nastro nero (lo ha comprato mia madre). A creare l’ambiguità … è quel cappello.»

J. J. Annaud: «Ecco, bene: cerca di rendere quell’ambiguità, Jane.»

Jane March: «Non Jane, sono Marguerite. Il vestito mi sta bene. Trovo che mi sta bene. So che a far bella una donna non sono né i vestiti, né le cure di bellezza, né la rarità e il valore intrinseco degli ornamenti. So che il problema è un altro, ma non so quale sia. Non è quello che credono le donne. Le guardo […] bellissime, bianchissime, cercano di mantenere la loro bellezza … si conservano per dopo. Alcune impazziscono … altre vengono piantate …alcune si uccidono. Questo mancare delle donne a se stesse sempre l’ho considerato come un errore.»

J. J. Annaud: «Siamo pronti, bene. Va’ al parapetto e guarda il fiume. Tutti ai loro posti! Si gira!»

J. J.Annaud: «Motore!» «Partito!»

Jane March: Marguerite: [guarda il Mekong e sa che non vedrà mai un fiume più bello. La scena è brumosa. Solo il cappello rosa costituisce una nota di colore.]

CIAK. Scena del traghetto, 1!


L. M.

1^ Manipolazione: c’è un’altra donna, a pag. 96 del romanzo, insieme alle mamme che proibiscono alle figlie di parlare con “quella piccola viziosa”. È una donna che non parla ma si interroga sulla vicenda, cerca un suo punto di vista.

Ascolto in silenzio i giudizi delle altre donne bianche, indovino quelli delle loro figlie ubbidienti che non  parleranno con quella loro compagna da cui sono, tuttavia, incuriosite proprio per quel che si dice di lei e del ricco cinese. Mentre le ascolto mi domando: ma davvero queste mie amiche credono che il mondo sia nettamente diviso in due, tutto il bene da una parte e tutto il male dall’altra? Non hanno dubbi, non vedono zone d’ombra, sovrapposizioni? Non hanno incertezze?

La giovinetta tanto disprezzata sa che può essere oggetto del desiderio sessuale e ciò alimento il suo stesso desiderio; ha intorno un’area di sensualità che attrae e che alcuni percepiscono istantaneamente.

Quando la guardo, riconosco in lei la curiosità di un’adolescente per il mondo dell’amore e del sesso e i ricordi di una donna matura che di quegli struggimenti ha fatto esperienza.

Desiderio e ricordo.

La sua famiglia ne ha viste tante: la morte del padre, gli squilibri della madre, il fratello grande violento e disturbato, la morte del piccolo . . .

L’incontro della ragazzetta con il ricco cinese è un caso, ma forse le storie non nascono per caso.


2^ Manipolazione: mentre studia, la quindicenne, indicata con M., chatta con due amiche.

1^ amica: “boh a quelle stronze delle tue compagne gliel’hanno detto le madri di non parlare con te?”

M.: “stronze dicono tutto alle mamme come bambinette”

2^ amica: “tu stai zitta Marghe sembra che tu dici tutto a tua mamma e che lei ti dice tutto anche quelle cose … eh eh ”

1^ amica: “ sì …sì  tu dici che non hai ancora fatto niente con quel cinese matusa ma quando parli sembra che l’hai già fatto boh … dici cose strane … come le attrice in un film … o te le ha dette tua mamma?”

Margherita: “sss… siete matte a casa non devono sapere niente se mi dà soldi li porto a casa così mia madre sta tranquilla ma non devo dire che lo faccio né a mamma né a quel disturbato di mio fratello…”


R. D. 1

Violento mi è arrivato il tuo profumo

Ninfa delle mie notti e dei miei giorni

Fiore in boccio non schiuso

Con profumo di donna.

Sfuggi e prometti

Trasognata  innocente  e seduttiva.
Gli occhi tuoi lunghi sfiorano il presente

Senza indugiare.

Con cuore di bambina

Vagheggi  il  tuo futuro

Libera dai legami  che ora irridi

E libera da me.
Senza sapere il tumulto del cuore

Mi concedi di amarti

Pura e perversa.

Io ti darei la vita

Ogni anelito mio

Non solo agi e denari

E lusso  che elargisco anche ai tuoi

Famelici e sprezzanti che anch’io sprezzo.
Dell’altalena  delle mie passioni

Dei sogni non osati

Tu nulla vedi

E nulla io dico

Elegante fantoccio e zimbello a me stesso

Vivo e sapiente solo nel tuo letto.
Ti lasci amare

Cera nelle mie mani e acciaio

E  non ti tocca il fuoco che mi brucia.

Già  lontana

Prima dell’abbandono

Di me conserverai  la maschera

Senza emozioni.


R. D. 2

QUANTO  MI  COSTA,  FIGLIA

Quanto  mi costa, figlia

Distogliere lo sguardo

Per non farti capire

Che le tue ribellioni

E i  taciti furori

Io li ho vissuti  e  più li condivido.

Anch’io giravo

Bocca rossa protesa

E cuore sanguinante

Bimba e donna

Come oggi non compresa

Or mi spetta guidarti.

Certo è la società

Che me lo impone

E lo devo accettare

Per  salvarti  dal mondo

Docile ti terrei  dentro il mio grembo

Vuoto e inutile ormai.

Ma poi senza volere

Nel guidarti ti offendo

Cedo al bisogno  intanto

E mi vergogno

Di distoglier lo sguardo

Dalle tue scelte  fanciullesche e scaltre

Di donna  innanzi tempo.

Non mi perdono nulla

E  dovrei perdonarmi

Concedendomi   anch’io  ai palpiti d’amore

Per capire te e gli altri

Ma non posso.

Gli artigli del dover  che mi fu imposto

Mi stringono la gola

Sono catene che non so spezzare

Se sarai madre un giorno

Mi saprai perdonare.


C. P.

Cercò  di intavolare una conversazione. Le chiese che cosa studiava e disse che anche lui aveva una figlia che però non aveva studiato. Margherita allora gli sorrise, gli rispose gentilmente ed ebbe modo di informarlo che aveva quindici anni e mezzo e frequentava il liceo e per questo tornava a Saigon dopo le vacanze. Fecero qualche battuta sul caldo sempre uguale.

  • – Invece in Europa -, essa diceva, – in alcuni mesi dell’anno, portano dei grossi vestiti pesanti che rendono la figura grossa e goffa -.
  • – Allora anche i magri sembrano grassi – osservò Nhean e questo la fece ridere.
  • – Eh già- rispose lei, – ma in Europa vorrei andarci ugualmente. – E chiuse gli occhi pensosa.

“Meno male”, pensava Nhean “non è così antipatica come sembrava, soprattutto quando sorride e mostra quei dentini piccoli da bambina”.

Notò che si guardava spesso le gambe e ogni tanto si sollevava con le mani i folti capelli color rame come per raccoglierli, allora gli pareva quasi sensuale e compiaciuta di sé, ma quando volgeva lo sguardo verso il fiume come incantata, vedeva tornare un’espressione infantile.

  • – Mia madre mi dice che non vedrò mai un fiume più bello del Mekong, così grande e selvaggio, e penso che questa sia l’unica cosa in cui ha ragione. –
  • – Perché sulle altre cose no? – chiese l’autista. –

Lei rise e rispose vaga – Non so … – forse pentita di aver dato troppa confidenza a un autista indigeno.

Finalmente l’autobus salì sul traghetto. Allora Margherita disse che voleva scendere sul ponte dell’imbarcazione  perché voleva sgranchirsi le gambe e  guardare il fiume.

Alcuni passeggeri erano già scesi. L’autista, in piedi di fronte allo sportello, l’aveva  guardata  scendere  e mettersi in testa uno strano cappello che sembrava da uomo.

– Non si allontani troppo signorina – disse protettivo –

[…]

Poi vide che si sedeva su un grosso rotolo di corde, le mani intorno alle ginocchia e gli occhi chiusi. “Come per sognare” pensò Nhean.  Anche  lui chiuse gli occhi e dopo un po’ si assopì.

Quando un’ora più tardi si svegliò, guardando fuori, si preoccupò vedendo  accanto a Margherita un bel signore elegante: si sorridevano, e parlavano guardando il fiume; Non si poteva dire che le stesse dando fastidio, lei pareva gradire la conversazione e lui aveva un atteggiamento ossequioso.

L’autista si sentì chiamare da un passeggero, un indigeno che ogni giorno prendeva l’autobus per andare a lavoro,

– Ehi Nhean, non preoccuparti di proteggere la signorina, come ti ha chiesto la madre, mi sa che quella, il protettore l’ha già trovato. Ma l’hai visto chi è quello?  mi pare proprio il figlio di quel nobile cinese che abita nella bella villa che si affaccia sul fiume appena fuori Sadec, quella con le ceramiche azzurre.


G. L.

Di fiore in fiore

Violento mi é arrivato il tuo profumo

Ninfa delle mie notti e dei miei giorni

Fiore in boccio non schiuso

Con profumo di donna.

Ascolto in silenzio i giudizi delle altre donne bianche, indovino quelli delle loro figlie ubbidienti che non parleranno con quella loro compagna da cui sono, tuttavia, incuriosite proprio per quel che si dice di lei e del ricco cinese. Mentre le ascolto mi domando: ma davvero queste mie amiche credono che il mondo sia nettamente diviso in due, tutto il bene da una parte e tutto il male dall’altra? Non hanno dubbi, non vedono zone d’ombra, sovrapposizioni? Non hanno incertezze?

Gli occhi tuoi lunghi sfiorano il presente

Senza indugiare.

Con cuore di bambina

Vagheggi il tuo futuro

Libera dai legami che ora irridi

E libera da me.

Violento mi é arrivato il tuo profumo

Ninfa delle mie notti e dei miei giorni

Fiore in boccio non schiuso

Con profumo di donna.

Notò che si guardava spesso le gambe e ogni tanto si sollevava con le mani i folti capelli color rame come per raccoglierli, allora gli pareva quasi sensuale e compiaciuta di sé, ma quando volgeva lo sguardo verso il fiume come incantata, vedeva tornare un’espressione infantile.

Sfuggi e prometti

Trasognata innocente e seduttiva.

Jane March: “ Mi guardano perchè non sono più una bambina. Potrei illudermi, credere di essere bella, di appartenere alla categoria delle donne belle e ammirate, perché davvero tutti mi guardano. Ma io so che non si tratta di bellezza, ma di qualcos’altro, di qualcosa di diverso, che appartiene forse allo spirito. Sono come voglio apparire, anche bella se gli altri lo vogliono, o carina, … insomma posso diventare come gli altri vogliono che sia. E crederci. Anche credere che sono affascinante.”

Sfuggi e prometti

Trasognata innocente e seduttiva

Due giorni fa dopo l’ultima litigata in casa con la mamma che isterica mi negava il permesso di passare il we con amici in una casa in campagna, mi sono rifugiata in camera e mi sono inserita nel solito gruppo di Face book, ormai é un appuntamento importante, e verso mezzanotte mi ha risposto per la prima volta un adulto di 27 anni …

Violento mi é arrivato il tuo profumo

Ninfa delle mie notti e dei miei giorni

Fiore in boccio non schiuso

Con profumo di donna.

Ora Maria non sembrava disposta a rinviare la nostra conversazione come a volte capitava quando una delle due aveva già un impegno o comunque non stava nella migliore predisposizione d’animo. Dava l’impressione di sentirsi come oppressa da un qualcosa di cui aveva assolutamente bisogno di liberarsi o di doversi appoggiare ad un altro per riuscire a sostenere il peso che sentiva dentro di sé. Non potei che assecondarla e fu così che venni a conoscenza di quella storia che mai mi sarei potuta immaginare…

Sfuggi e prometti

Trasognata innocente e seduttiva

Oggi mentre la mia mente va frugando tra i ricordi, sono qui, accanto alla tomba di famiglia dove riposano i miei cari, papà, mamma ed una sorella che mai conobbe l’età matura, perchè un tragico evento la strappò alla vita all’età di soli 17 anni …

Violento mi é arrivato il tuo profumo

Ninfa delle mie notti e dei miei giorni

Fiore in boccio non schiuso

Con profumo di donna.