“La riflessione che ci ha portato a questa iniziativa nasce dalla consapevolezza che, nell’affrontare le contraddizioni della nostra esistenza di donne, dobbiamo essere tutte soggetti politici, con la capacità di conoscere e analizzare il processo attraverso il quale si è definita la nostra subordinazione.
La divisione sociale del lavoro che ha costretto la donna nel ruolo riproduttivo della specie ha segnato il suo corpo e quindi le sue capacità espressive censurandola nel pensiero, nella gestualità, nella parola, nella scrittura.
La nostra esperienza quotidiana e quella di tante altra donne conferma quanto pesantemente siamo state escluse e emarginate dalla cultura che non solo porta il segno della nostra assenza, ma è caratterizzata dall’ideologia della classe dominante, e nella quale è difficile riconoscersi anche per quelle donne che eccezionalmente abbiano potuto appropriarsene.
Da questa analisi emerge il bisogno di socializzazione della conoscenza e della sua appropriazione critica che diventi per tutte pratica politica e contribuisca a rompere gli attuali rapporti di potere quale premessa di una ridefinizione della cultura.
In questo senso una libreria gestita dalle donne diventa uno spazio politico di confronto e di dibattito ma soprattutto un luogo di incontro nuovo nel quale tutte le donne, al di là della divisione di ruoli e delle competenze, possano esprimersi con i loro problemi e i loro bisogni.
Questa iniziativa non ha scopo di lucro. Gli eventuali utili serviranno a rendere la libreria sempre più idonea ad esprimere nuove esigenze del movimento e a sostenere altre iniziative.”

Il gruppo della Libreria
Cagliari, 1978